UNO SGUARDO IN SALA DI PSICOMOTRICITA'
Un gruppo di bambini entra nella sala destinata al “laboratorio di educazione psicomotoria”.
Si siedono a terra rivolti verso la sala e gli occhi e la mente sono già in giro per lo spazio tra ricordi ed anticipazioni. Si tolgono le scarpe e indossano le calzine antiscivolo.
All’inizio, come rituale, a turno, i bambini possono raccontare quello che hanno fatto e vissuto durante la settimana (vi sono sempre degli episodi significativi per loro).
Nei primi incontri vengono ricordate le regole.
Al “VIA!” comincia il gioco e i bambini, spesso, con impeto invadono gioiosamente la sala.
Ma fermiamo la “moviola” nel momento in cui i bambini si dirigono ad utilizzare con “EMOZIONE” lo spazio.
Il gioco vissuto in questo luogo interessa il corpo del bambino attraverso situazioni di equilibrio e disequilibrio, rotolamento, sprofondamento, scivolamento e caduta sui materassi morbidi, nascondino, distruzione e ricostruzione.
Il bambino può giocare ad arrampicarsi, scivolare, tuffarsi, saltare, rotolare, fare capriole.
C’è il luogo dei giochi di rappresentazione. Anche questo ha una sua attrezzatura specifica: c’è un telo che delimita lo spazio e che viene steso alla fine del momento di gioco corporeo e, di volta in volta, si sperimentano diversi materiali e linguaggi creativi, con fogli e colori, costruzioni in legno e pasta da modellare. Qui il bambino ritrova, a poco a poco, una dimensione reale, anche con la posizione del corpo che sta seduto e concentrato nell’esecuzione di disegni e costruzioni per lui significative, cioè caricati dell’esperienza e delle emozioni vissute precedentemente.
Riparte la “moviola”. I bambini in pochi secondi sono nel luogo scelto e ripropongono situazioni piacevoli sperimentate le volte precedenti o qualche nuova esperienza immaginata nel frattempo.
I più si dirigono verso la “montagna” di cuscini che crolla sotto un massiccio gioco di spinte: i bambini vi salgono sopra attratti dall’emozione che provoca la precarietà degli appoggi, il disequilibrio, lo sprofondamento…
C’è un’attivazione globale del tono muscolare e una ricchezza di emozioni. Successivamente, il gruppo si orienta prevalentemente verso lo spazio strutturato dell’equilibrio, del salto, del tuffo in profondità (luogo sensomotorio): c’è qui un controllo e una intenzionalità del movimento; c’è attesa, interazione…
Oppure il gruppo si cimenta nella costruzione dello spazio, con il materiale che prima aveva usato in maniera “energica e veemente”: nascono case, macchine, castelli, ponti, strade, personaggi quotidiani o immaginari. I bambini si parlano, progettano, si danno ruoli e regole (luogo del gioco simbolico).
Infine il gruppo viene orientato a raccontare l’esperienza vissuta con linguaggi diversi da quello del movimento globale del corpo (luogo della manipolazione, del disegno, della costruzione) e prendono il sopravvento le parole che nominano l’esperienza fatta e anticipano nuovi progetti. I bambini lasciano lo spazio dell’azione per esplorare lo spazio del pensiero: “dal piacere di agire al piacere di pensare” (B. Aucouturier).